Terapia Amniotica

Terapia Amniotica

1. Premessa

1.1 Il dipinto di Francisco Goya​

1.2 Quale nesso con la Terapia Amniotica?​

2. La terapia

2.1 Tecnica

2.2 Risultati immediati

2.3 Risultati nel lungo periodo

2.4 Uno scambio reciproco

3. Gli incontri con i pazienti

4. Dagli occhi del terapeuta

5. Elli Micheler “I wish you time”

Sono la Dott.ssa Silvia Findanno, Psicologa Clinica e Psicoterapeuta. Pratico la mia professione nel territorio Umbro, in particolar modo nell’area di Perugia e sono Presidente dell’Associazione Sementera – Amnios, dove vengono praticate tecniche di intervento estremamente innovative basate sul linguaggio non verbale nonché terapie di gruppo e individuali. Tra queste, appunto, la terapia amniotica.

Premessa

Il dipinto di Francisco Goya

Terapia Amniotica: Francisco de Goya, Saturno devorando a su hijo (1819-1823)

Artista: Francisco Goya
Dimensioni: 1,43 m x 81 cm
Luogo: Museo del Prado
Periodo: Romanticismo
Soggetto: Crono
Data di creazione: 1819–1823

Secondo la cosmogonia greca, kronos, essendogli stato profetizzato che uno dei suoi figli lo avrebbe soppiantato e privato del potere, li iniziò a divorare uno a uno. La moglie Rea riuscì a porre in salvo solo Zeus, il sestogenito, che nascose provvidenzialmente nell’isola di Creta. Qui Zeus crebbe nutrito dalla ninfa Adrastea con il latte della capra Amaltea, e diventato adulto affrontò il padre, lo obbligò a restituire i figli ingoiati e lo spodestò dal trono, diventando il signore supremo di tutti gli Dei.

Sono state avanzate varie interpretazioni del significato del dipinto, di Francisco Goya, alcune di queste:

  • il conflitto tra vecchiaia e gioventù
  • il tempo come divoratore di ogni cosa
  • la Spagna che divorava i suoi figli migliori in guerre e rivoluzioni
  • più in generale, la condizione umana nei tempi moderni
  • un’altra interpretazione potrebbe riferirsi alla galoppante abdicazione della ragione in favore dell’irrazionalità, finalmente riconosciuta come vera forza motrice di ogni comportamento umano.

Contemplando tale dipinto presso il museo del Prado durante una vacanza a Madrid, non potevo fare a meno di domandarmi cos’è che possa impedire ad un bambino la possibilità di sperimentare un holding sicuro e sereno. In altri termini, cos’è che possa rendere così difficoltoso per una madre (o un genitore in generale) mettere da parte la propria soggettività per dedicarsi completamente ai bisogni del proprio figlio

Forse, come kronos, teme che il proprio regno ed il proprio potere vengano del tutto spodestati nel momento in cui subentra la nascita di un figlio, in tal caso potere e regno non sono altro che simboli di quella soggettività (ego-centrata) a cui l’adulto viene come chiamato a rinunciare. Il timore di tale perdita è talmente tanto forte, per taluni così evidentemente insopportabile, se non addirittura impossibile la dove già minata da altri invasori (si pensi alla malattia mentale che potrebbe investirli in prima persona) che piuttosto che cedere all’amore per un figlio si trovano costretti a divorarlo.

Quale nesso con la Terapia Amniotica?

Noi “genitori amniotici”, ma più in generale, noi tutti terapeuti, potremmo allora considerarci idealmente degli “aggiustatori del tempo”, demandati ad inserire in quella dimensione temporale senza tempo tutti coloro che non hanno potuto sperimentarla, a far scorrere a ritroso le lancette dell’orologio fino ad arrivare a Kairos, il tempo giusto, proteggendoli e sostenendoli, fisicamente e mentalmente, nella conquista della proprio essere, nella lotta contro le proprie ombre, i propri fantasmi, i mostri e le angosce di morte che incombono non appena, venuti al mondo, ci ritroviamo ad abbandonare quello stato di appagamento perfetto dei nostri bisogni e a dover sottostare a ritmi incalzanti che rigidamente ledono e limitano la nostra libertà e creatività personali.

A seguito di queste riflessioni preliminari, il mio intento sarà quello di descrivere, brevemente, ed in modo quanto più esaustivo possibile, almeno mi auguro, in che modo, tramite la Terapia Amniotica, il mio gruppo di lavoro, e quindi l’associazione Semenetera-Amnios, intende fare tutto questo. La premessa di partenza sarà la seguente:

la psicoterapia dei pazienti schizofrenici è da sempre, senza eccezione, una fase … in cui è necessario, per entrambi i partecipanti alla relazione terapeutica, abbandonare a poco a poco e completamente la sfera della comunicazione verbale; diventa evidente che è necessario stabilire una comunicazione in modalità non verbale, prima che il paziente sviluppi una forma di comunicazione verbale davvero efficace.

(Searles, 1965, pp. 44)

La terapia

Tecnica

Nell’holding amniotico è l’acqua calda a giocare un ruolo estremamente prezioso; essa richiama il tempo senza tempo della gravidanza, riducendo il peso corporeo del paziente di circa sei volte, e facilitando in tal modo l’operatore nel sostenerlo. Il paziente avrà così la sensazione di sentirsi un piccolo e leggero bambino, a volte persino un neonato, che tra le braccia di chi lo sostiene può finalmente lasciarsi andare, sperimentando piacevoli sensazioni di sicurezza, protezione e profondo rilassamento (importante a tal proposito ricordare le proprietà benefiche delle acque termali già scoperte ed impiegate dagli antichi greci prima, dai romani poi fino ad arrivare ai tempi odierni).

D’altra parte, il terapeuta, o la coppia di terapeuti, che lo sosterranno dutante la Terapia Amniotica, in modo del tutto naturale e spontaneo, eseguiranno una serie di gesti legati all’accudimento, alla cura ed alla tenerezza, attivando dentro di sé, ad un livello senso-motorio, uno stato simile all’holding. In altri termini, ciò che si attiva in chi sostiene è la percezione mnestica di tenere in braccio un bambino, anche se contemporaneamente ad un esame di realtà dato dalla percezione visiva di lavorare con un adulto.

Risultati Immediati

Nell’immediato la Terapia Amniotica crea allora una doppia percezione:

  • da un lato quella visuo-tattile riferita al tempo attuale,
  • d’altra parte quella mnestica del passato.

Il tutto darà luogo ad un forte vissuto di tenerezza che trascende e sublima la pulsione sessuale, portando l’adulto di oggi in contatto con il bambino che era ieri. Chi si abbandona al sostegno del terapeuta, pertanto, oltre a percepire nella simbiosi i sentimenti e le emozioni di chi sostiene, entra in contatto con il proprio sé-bambino, con il ricordo del proprio corpo tenuto e cullato dalle braccia piene di affetto della madre, rimanendo tuttavia pienamente consapevole del proprio essere adulto. E’ proprio questo uno degli aspetti fondamentali che rende

la Terapia Amniotica una forma di intervento utile ed opportuna per tutte quelle persone attualmente adulte ma che portano dentro di sé dolori e sofferenze infantili,

che necessitano di investire in un terapeuta – grembo materno potendo sperimentare, in forma positiva ed integrata, vicinanza e distanza, unione e separazione. Oltre ad un investimento sul terapeuta, il setting della Terapia
Amniotica favorisce un investimento da parte del paziente sui confini del proprio Io, rinforzandone l’immagine separata di Sé.

Risultati nel lungo periodo

Grazie alla terapia amniotica il paziente apprenderà progressivamente a differenziare gli stimoli esterni, quali il contatto termico con l’acqua ed il contatto fisico con il terapeuta che lo sostiene, dalle sensazioni interne, come ad esempio lo stiramento delle articolazioni, la distensione muscolare, il rilassamento, il piacere e la riduzione di ansia.

Il tutto è associato al piacere di essere tenuto e mobilizzato dal terapeuta. L’ipotesi di base è allora quella secondo la quale il paziente psicotico possa sviluppare un linguaggio emozionale mediato dal canale tattile, senza dover temere gli affetti.

I continui spostamenti descritti, le unioni, le condensazioni, le separazioni e le nuove unioni, sono carichi di affetto, di piacere, di calore e rimandano in tal senso al processo primario. Durante la Terapia Amniotica, quest’ultimo, bloccato nell’inconscio individuale, si sposta nel gruppo in acqua e verrà successivamente introiettato dal paziente, restituendogli così quel serbatoio vitale di affetti che è mancato nella sua esperienza inconscia, psichica e corporea. Solo così, ovvero solo identificandosi con il gruppo e nutrendosi dei suoi affetti sarà possibile per il paziente costruire un processo primario sano ed accettare il principio di realtà, uscendo da quell’universo privato, autistico in cui è stato relegato dalle sue angosce e paure.

Uno scambio reciproco

E’ importante specificare che la “contro-identificazione del paziente con il suo terapeuta è possibile nella stessa misura in cui il terapeuta si identifica con il paziente e ne introietta le esperienze e le parti frammentate” (G.Benedetti, Psychoteraphy of Schizofrenia, New York, 1987).

In conclusione, “nella psicoterapia della schizofrenia il paziente impara a distinguere l’oggetto dal sé, e ad organizzare le sue funzioni egoistiche frammentate in quanto il terapeuta permette di essere usato come un oggetto simbiotico” (ibidem).

Gli incontri con i pazienti

La regolarità degli incontri di Terapia Amniotica (essendo questa una terapia in cui il gruppo si riunisce 4 volte alla settimana) consentirà al paziente di vivere un’esperienza nuova del proprio esistere, non più frammentaria come nella prima infanzia, quanto piuttosto costante, e quindi la possibilità di esistere con continuità nel tempo.

I contatti paziente- terapeuta saranno caratterizzati da un continuo alternarsi di unione e separazione, risultato di un lungo e specifico percorso di formazione nel corso del quale ad ogni operatore verrà insegnato a valorizzare la propria attenzione e preoccupazione verso l’altro, potendo così apprendere la capacità di riconoscere

la sacralità dei momenti in cui un essere disincarnato inizia ad abitare il proprio corpo nel tempo e nei ritmi della relazione intersoggettiva con l’altro.

(M.Peciccia)

Ogni terapeuta abbandonerà richieste ed aspettative, metterà da parte la propria soggettività e sarà del tutto dedito all’essere-con il paziente. Nel silenzio degli abbracci, tempo e spazio diverranno sconfinati, ed è tutto questo che rende tale esperienza unica e profonda.

Dagli occhi del terapeuta

Concludo riportando la mia personale esperienza; sono oltre 7 anni che pratico tale forma di intervento, potendomi ritenere ad oggi non soltanto un “operatore esperto di Terapia Amniotica”, quanto piuttosto, esprimendomi in termini Winnicottiani, una “potenziale madre sufficientemente buona” (o almeno mi auguro per i miei figli quando ne avrò).

Ogni mattina, tenendo tra le braccia i pazienti che costituiscono il nostro gruppo clinico, ho realmente la sensazione di cullare ed accarezzare piccole creature, bambini e bambine che all’interno dell’holding amniotico riescono a far emergere le proprie componenti vitali e creative, a risvegliare una personale identità fatta di confini e caratteristiche ben definite e quanto più consapevoli, fino ad ora tuttavia assopite proprio a causa di esperienze deficitarie in tal senso.

In uno stato di “preoccupazione materna primaria” (Winnicott, 1956) vorrei dedicare oggi ad ogni “paziente – bambino” una bellissima poesia di Elli Michler intitolata “Ti auguro tempo”, con la speranza che la loro esperienza del tempo diventi sempre meno estranea ed angosciante, che non sfoci in quelle angosce che Winnicott definisce impensabili, ovvero di andare in pezzi. Auguro loro di trovare, nel calore dell’acqua e delle nostre braccia, sostegno, conforto, amore, benessere e sicurezza.

“I don’t wish you all sort of gifts.
I just wish you what most people don’t have:
I wish you the time to be happy and to laugh and if you use it, you can make something out of it.
I wish you the time for your doings and thinking, not only for yourself, but also to give away to others.
I wish you the time – not to hastle and run, but the time to be contented.
I wish you the time, not to pass just like that,
I wish that some of it may be left for you:
as a time to marvel and trust,
instead of just looking at the time on your watch.
I wish you the time to reach for the stars, and the time to grow, to mature.
I wish you the time to hope and to love,
there is no sense in putting this time off.
I wish you the time to find yourself,
to see happiness in each day and each hour.
I wish you the time also to forgive.
I wish you the time to live.”

“Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i piú non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere, se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo per il tuo fare e il tuo pensare, no solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre, ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo non soltanto per trascorrerlo, ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle,
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha piú senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.”

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Sono la Dottoressa Silvia Findanno, psicologa e psicoterapeuta, ricevo su appuntamento presso il mio studio a Perugia, strada Santa Lucia n. 52 e a domicilio nel territorio Umbro. Per prenotare un appuntamento conoscitivo o per qualsiasi dubbio o informazione, puoi contattarmi: